Il fascino e la cultura: Matera
Da vergogna nazionale a capitale europea della cultura: quanta strada è stata fatta! Da un estremo all’altro, un percorso lungo 60 anni, che ha finalmente restituito alla città la dignità e l’onore che giustamente le spettano.
Potevamo noi della Santomauro non indagare per capire come si sono svolti i fatti?
Ecco perché il giorno 24 maggio abbiamo deciso di recarci sul posto. Obiettivo: Matera, capitale europea della cultura 2019.
La partenza è stata alle 8 circa, e l’arrivo verso le 10. Per condurre al meglio le nostre ispezioni, ci siamo divisi in 2 gruppi:
- 2A, 2C, 2E
- 2B, 2D
accompagnati dagli ignari docenti.
In mattinata, il primo gruppo (di cui facevo parte io) ha visitato la Civita, la parte alta di Matera e il Sasso Barisano, chiamato cosí perché è in direzione di Bari. Contemporaneamente, il secondo gruppo visitava Palazzo Lanfranchi e il Sasso Caveoso, chiamato cosí perché è formato da antichissime cavità, scavate nella roccia. I due rioni Sassi costituiscono la parte più antica della città di Matera, con una forma ad imbuto, le cui pareti sono dei dirupi o “gravine”.
Nel Sasso Barisano, abbiamo condotto le nostre indagini all’interno della “Casa Grotta”, un esempio di abitazione tipica dei Sassi: un ambiente unico, dove le famiglie, che solitamente avevano molti figli, vivevano con gli animali e privo di servizi igienici. Cominciamo a capire il perché della “vergogna nazionale”…
Per la strada abbiamo trovato negozi di souvenir che vendono oggetti tutti fatti a mano:il negozio di fronte alla Casa Grotta espone una Matera in miniatura fatta a mano, usando una pietra chiamata Tufo o più propriamente Calcarenite. Ecco gli effetti del successo…
Una rampa infinita e immensa di scale ci porta alla Cattedrale Madonna della Bruna, costruita nel 1300, in cui riconosciamo uno stile Romanico all’esterno e uno Barocco all’interno: un esempio di stili che si sovrappongono nel corso dei secoli.
Dopo una doverosa pausa pranzo (anche gli investigatori mangiano!), nel pomeriggio, ci siamo diretti alla volta del Sasso Caveoso, dove nel 1935 vivevano principalmente contadini in condizioni non agiate; mentre visitavamo la Chiesa rupestre di San Pietro Caveoso, la guida Marcello (il nostro infiltrato), ci ha raccontato la storia di Carlo Levi:
originario della Toscana, era stato esiliato ad Aliano, vicino Matera, e con i suoi occhi vide la povertà e il disagio in cui vivevano 20 mila persone, quelle che all’epoca abitavano Matera.
Per questo Matera in quegli anni venne denominata “Vergogna d’Italia”.
Carlo Levi, ispirato da quello che aveva visto e vissuto in Basilicata, scrisse il libro “Cristo si è fermato ad Eboli”, paese vicino Salerno, volendo intendere che nemmeno Cristo era arrivato in quei luoghi così disperati.
Nel museo di Palazzo Lanfranchi è esposto in primo piano uno dei dipinti più noti di Carlo Levi, che dopo aver fatto fare delle foto (a quei tempi in bianco e nero) a persone mentre svolgevano le loro attività quotidiane a Matera e dintorni, le aveva riprodotte su tela, realizzando un quadro di circa 20 metri di lunghezza, in cui si passa da una scena di tristezza e buio per la morte di un giovane, a scene via via più luminose, fino alla parte finale dove è dipinto il giovane Rocco Scotellaro che parla alla popolazione incitandola al riscatto.
Grazie anche allo scalpore suscitato dal libro di Levi, il governo centrale emanò la legge di risanamento dei Sassi, facendo costruire case popolari, che furono date alla popolazione, che abbandonò gli antichi rioni.
Da quel momento, i Sassi hanno vissuto un lungo periodo di degrado e di abbandono, fino a quando, nel 1993, l’Unesco non li ha proclamati patrimonio mondiale dell’umanità. Questo momento ha segnato una svolta per la città e per i Sassi: sono cominciati grandi lavori di restauro, di riqualificazione, di ripopolamento. Fino ad arrivare, cinque anni fa, alla proclamazione come Capitale Europea della Cultura per il 2019. Che ascesa!
A questo punto, abbiamo raccolto tutte le informazioni e le nostre indagini possono dirsi concluse. Come ha fatto Matera a passare da vergogna d’Italia a Capitale della Cultura? Attraverso un cammino lungo, pieno di contraddizioni, irto di difficoltà come sono i percorsi dei Sassi, ma illuminato dall’amore per la propria storia, per le proprie radici, portate ostinatamente avanti come esempio di cultura e non di vergogna!
La nostra speranza è che questo riscatto possa avvenire anche in altre periferie del mondo: in Africa o nelle favelas brasiliane sarebbe bello vedere in futuro guide che raccontano ai visitatori la loro storia, senza discriminazioni, esattamente come è accaduto a Matera.
L’esperienza è stata indescrivibile e indimenticabile, torno a casa con più consapevolezza e maturità, avendo conosciuto e visitato, assieme ai miei compagni di avventura, una città davvero mozzafiato.
Grazie ancora, non dimenticherò mai quest’esperienza, ormai parte di me.
Ilenia Izzo