Morti bianche

Morti bianche: ragazza di 22 anni muore sul posto di lavoro.

Secondo voi è possibile che in Italia ci si vanti tanto di essere “sofisticati” ed “evoluti” oppure “civilizzati” quando in realtà muoiono molte persone di morte bianca, ovvero muoiono sul posto di lavoro?

Un esempio è la morte bianca di Luana, morta sul lavoro risucchiata dalla macchina tessile a lei vicina, lasciando così orfano suo figlio, che era uno  dei motivi per cui necessitava di un lavoro.

Non si può non parlare poi dello scarso rispetto della norme di sicurezza per quella macchina tessile o altri tipi di macchinari: è un problema largamente diffuso.

Luana D’Orazio
Foto: fanpage.it

Resta lodevole la raccolta fondi per il figlio che è stata organizzata poiché non è possibile continuare con questo ciclo di morti bianche  e  non è possibile continuare a far finta di niente.

Nessun giornale riporta come sia successo l’incidente, ma si sa che Luana era molto giovane, con un figlio di cinque anni e mezzo, che si era diplomata da un anno o poco più, che necessitava denaro per mantenere il figlio e che era amica di molte persone.

Non si può ammettere che una persona così giovane muoia sul posto di lavoro lasciando un figlio orfano.

Il quotidiano LA STAMPA , basandosi su dei dati dell’INAIL, afferma che dalle tre alle cinque persone muoiono ogni giorno sul proprio luogo di lavoro, non contando gli infermieri e i medici infettati sul lavoro.

L’ultimo anno sono morte circa 2000 persone sul lavoro, circa 185 nei primi tre mesi del 2021.

Dalle informazioni regionali al sud e al centro ci sono più morti sul lavoro e nelle isole c’è stato un decremento.

Un dato positivo è che la Puglia è tra le tre regioni con un decremento di morti bianche.

Tutti ci auguriamo che la riduzione dei numeri sugli incidenti sui luoghi di lavoro, obiettivo espresso anche nell’Agenda 2030, si realizzi al più presto in tutto il nostro Paese.

Christopher Palmieri

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