La festa della Donna
Si narra che l’otto marzo 1908 a New York 129 operaie di una fabbrica tessile scioperarono per ottenere condizioni di lavoro dignitose. Lo sciopero si protrasse fino a quando il proprietario della fabbrica chiuse le porte per evitare che le donne uscissero in strada a protestare. Un incendio doloso scoppiò nella struttura e le donne morirono.
In Italia e altri Paesi si è fatto spesso riferimento a un incendio analogo che avvenne realmente a New York, tre anni dopo la sua collocazione leggendaria. Il 25 marzo del 1911 le fiamme divamparono all’interno della Triangle Shirt Waist Company di Manhattan, uccidendo 146 lavoratrici (39 italiane). Tra loro, vi erano soprattutto giovani donne dai 13 ai 22 anni che, con gli ingressi volontariamente bloccati, rimasero intrappolate bruciando vive, o furono costrette a lanciarsi dalle finestre dell’edificio. L’azienda, di proprietà di Max Blanck e Isaac Harris, produceva camicette da donna e le operaie erano costrette a turni di lavoro massacranti e mal pagati.
I fatti che hanno realmente portato all’istituzione della Giornata Internazionale della Donna sono in realtà più legati alla rivendicazione dei diritti delle donne, tra i quali il diritto di voto.
Nel febbraio del 1909 il Partito Socialista americano propose di celebrare una giornata dedicata all’importanza delle donne nelle società. Nel 1910 durante la seconda conferenza internazionale delle donne socialiste, tenutasi a Copenaghen, si riprese l’idea di fissare un giorno per questa festa. Fu però solo a Mosca nel 1921, durante la Seconda conferenza delle donne comuniste, che si stabilì l’8 marzo come data unica per tutti i paesi. In Italia la prima giornata della donna si svolse nel 1922.
Nei decenni successivi il movimento per la rivendicazione dei diritti delle donne ha continuato a ingrandirsi in tutto il mondo.
Nel 1945 a Roma fu istituito l’UDI, Unione Donne Italiane e da allora l’UDI è protagonista attiva della conquista di leggi, servizi, strutture, finalizzate a realizzare libertà ed autodeterminazione femminile. Nel congresso nazionale del 1982 la tradizionale forma organizzativa è stata abbandonata, l’associazione vive oggi grazie all’attività di gruppi e di singole donne che organizzano incontri periodici. L’Unione Donne Italiane è luogo di incontro, dove si riuniscono donne che hanno in comune il desiderio e la passione politica per la libertà femminile.
L’8 marzo si è soliti regalare mimose, ma perché proprio questo fiore?
In Italia l’introduzione della mimosa si deve all’iniziativa di tre donne partigiane: Rita Montagnana, Teresa Noce e Teresina Mattei. Nel 1946, due anni dopo che l’Unione Donne in Italia (UDI) propose di celebrare la giornata nazionale della donna nell’Italia libera, le tre scelsero proprio la mimosa come simbolo. La mimosa cresce spontaneamente ed è per questo considerato un fiore economico: alla portata di tutti e che quindi tutti possono permettersi di regalare. Inoltre ha la capacità di fiorire anche in terreni difficili e ciò viene associato alla storia femminile e quindi alla capacità di resistenza delle donne, capaci di rialzarsi dopo ogni difficoltà. Simboleggia anche le lotte per i diritti e quelle che ancora restano da fare per arrivare alla parità di genere.
Negli anni Settanta nacque un vero e proprio movimento femminista. L’8 marzo 1972 in Piazza Campo de Fiori a Roma si svolse la manifestazione della festa della donna, durante la quale le donne chiesero, tra le varie cose, anche la legalizzazione dell’aborto.
Il 1975 è stato definito dalle Nazioni Unite come l’Anno Internazionale delle Donne e l’8 marzo di quell’anno i movimenti femministi di tutto il mondo hanno manifestato per ricordare l’importanza dell’uguaglianza dei diritti tra uomini e donne, il riconoscimento dell’importanza del loro contributo al rafforzamento della pace mondiale. Fu adottato un Documento: la Dichiarazione sull’Uguaglianza delle Donne e sul loro contributo allo sviluppo e alla pace.
In tutto il mondo quindi l’8 marzo ricorre la Giornata Internazionale della Donna, una giornata in cui si festeggia per rivendicare le conquiste sociali, economiche e politiche ma anche per parlare di discriminazioni e violenze fisiche e psicologiche di cui le Donne ancora oggi sono oggetto in tutto il mondo. Molte donne e ragazze nel mondo continuano a essere vittime di violenza e discriminazione. Ancora oggi solamente due terzi dei paesi nelle regioni più sviluppate hanno raggiunto la parità di genere per ciò che riguarda l’educazione primaria. La proporzione della presenza femminile in posizioni lavorative al di fuori del settore agricolo è aumentata del 6% dal 1990 al 2015 e in soli 46 Paesi nel mondo, alle donne è stato assegnato più del 30% dei seggi nei Parlamenti in almeno una delle camere (in Italia ci sono 112 senatrici, 227 deputate, non superano comunque il 40%).
Purtroppo anche se sono passati secoli, ad oggi la donna è ancora discriminata e trattata quasi da schiava, e penso che la schiavitù possa avvenire anche tra le mura domestiche. A volte anche tra noi bambini o ragazzi spesso si usano atteggiamenti o parole di diversità nei confronti del sesso femminile, del tipo:
Tu sei femmina e non puoi giocare a calcio
Tu sei femmina e non puoi capire
Piangi come una femminuccia
(rivolto ad un uomo, come se il pianto fosse segno di debolezza e quindi appunto si pensa che la donna sia debole).
Bisogna quindi insegnare da piccoli il rispetto per il sesso femminile. Quel rispetto che la donna merita per un intero anno, non aspettare l’8 marzo per ricordare i propri diritti e non dover manifestare ogni anno per far capire che non si è inferiori a nessuno. Perché ogni giorno comunque c’è chi subisce umiliazioni, abbandoni e spesso morte. Una morte causata da un uomo che forse l’8 marzo l’aveva elogiata come donna, magari regalandole un fiore.
Oggi, 8 marzo 2022, un pensiero misto tra tristezza e rabbia lo dedico alle Donne Ucraine, derubate di ogni diritto umano. Costrette ad abbandonare le proprie case, i propri mariti e fuggire in luoghi sconosciuti per poter difendere i propri figli. E, purtroppo, molte di loro che combattono da militare sono costrette a lasciar andare i propri figli piccoli da soli, in cerca di famiglie che li possano accudire. Quindi, concludo dicendo che nel mondo i diritti umani verranno sempre calpestati fino a quando ci sarà sempre qualcuno disumano.
Vi suggerisco di ascoltare questa canzone:
Miriam Di Pace