Le penne invadenti della Cina

Da circa due anni, le scuole cinesi hanno iniziato a rafforzare la sorveglianza sugli studenti.
In quasi tutti gli istituti, ormai, l’identità degli alunni viene controllata all’ingresso con sistemi elettronici di riconoscimento.
Inoltre, gli studenti indossano caschetti che monitorano l’attività cerebrale. Servono per evitare che si distraggano o si addormentino durante le lezioni.

Se questo non bastasse, da quest’anno, in vista della ripresa delle attività a settembre, molti istituti del Paese asiatico hanno distribuito agli alunni delle scuole elementari delle penne “spia”, ovvero stilo connessi telematicamente ed equipaggiati con una telecamera.

Ma essere spiati da una penna è davvero possibile? Da noi, in Europa, potrebbe sembrare una trovata da film di 007. In Cina, invece, è già realtà.

La notizia è stata riportata dal giornale cinese Chengdu Shangbao e ripresa da France Info. Il caso riguarda un collegio situato a Hainan, un’isola nel sud del Paese. La distribuzione di questi strumenti, forniti gratuitamente agli studenti per svolgere i compiti estivi, avrebbe lo scopo — spiega il giornale — di facilitare la correzione degli elaborati da parte degli insegnanti.

Non tutti, però, hanno accolto la novità con entusiasmo. Una coraggiosa studentessa ha scritto online:

“Mi sento spiata, ho perso la gioia delle vacanze.”

Le penne sono infatti dotate di microcamere e dispositivi di registrazione, pensati per monitorare con precisione le attività degli studenti e verificare che, durante le ore di studio, non svolgano attività estranee a quelle scolastiche.

Un’applicazione associata permette poi di schedare e archiviare tutte le attività e gli scritti, sia a scuola sia a casa. Ogni contenuto viene caricato su un server, dove un sistema di intelligenza artificiale analizza i dati raccolti, aiutando gli insegnanti a tenere traccia del tempo dedicato allo studio, ai compiti e ai progressi individuali. In questo modo è possibile adattare il programma didattico alle esigenze della classe.

Niente più scarabocchi per noia, appunti scritti per finta, né la cara vecchia emozione di ridursi all’ultimo per completare i compiti estivi.

La sperimentazione dovrebbe essere presto estesa a tutte le scuole primarie e secondarie del Paese.
Una sorta di “Grande Fratello” scolastico che ha già ricevuto il via libera dalle autorità cinesi, ora intenzionate a diffonderne l’uso a livello nazionale.

 Ma come funzionano davvero queste penne spia? E come vengono utilizzate in Cina?

Le penne spia sono dispositivi dall’aspetto innocuo che nascondono al loro interno una microcamera e un microfono. Possono registrare video e audio, trasmettere in tempo reale o memorizzare i dati per un accesso successivo. In ambito scolastico, possono essere distribuite agli studenti senza un consenso pienamente consapevole, oppure utilizzate dagli insegnanti per monitorare le attività in classe.

Dispositivi simili sono facilmente reperibili anche online, su siti come Amazon.

Photo credit: Amazon

Uno degli utilizzi principali è durante gli esami. Le autorità scolastiche giustificano l’uso di queste penne come misura per prevenire e individuare gli imbrogli, garantendo così l’integrità dei risultati. Tuttavia, un controllo così invasivo può generare un ambiente di forte stress e ansia, in cui gli studenti si sentono costantemente osservati.

L’uso di queste tecnologie solleva importanti questioni etiche. La sorveglianza costante può infatti avere effetti negativi sulla salute mentale degli studenti, alimentando ansia, paranoia, sfiducia e un senso di perdita della propria privacy. Questo può compromettere non solo il benessere psicologico, ma anche la capacità di esprimersi liberamente, di sbagliare, di crescere, e di partecipare attivamente alla vita scolastica.

In conclusione, possiamo affermare che queste penne non rappresentino uno strumento eticamente accettabile, almeno secondo la prospettiva occidentale. Rischiano infatti di minare in modo profondo e forse irreversibile il rapporto di fiducia e rispetto che dovrebbe esistere tra insegnanti e studenti.

Tuttavia, prima di puntare il dito, è lecito chiederci:
noi, in Occidente, siamo davvero liberi da queste forme di sorveglianza? Oppure anche le nostre vite scolastiche e quotidiane sono silenziosamente monitorate, solo con strumenti meno evidenti?

Aurora Vitti, Elisa Cuccovillo, Luca Miolli, Maria Giovanna Ranieri e Rosa Morini

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