La natura e le api durante il lockdown
Il lockdown imposto a causa della pandemia Covid 19 ci ha costretti a rimanere chiusi nelle nostre abitazioni per più di due mesi, avendo effetti sulla natura.
Grazie alla riduzione dell’inquinamento, a causa del calo della circolazione dei mezzi di trasporto, la flora e la fauna ne hanno tratto vantaggio.
Durante il periodo della fase 1 sono circolate sul web alcune immagini di animali che si sono ripresi i loro spazi: a Milano le lepri si sono riviste nei parchi; a Trieste e Cagliari sono tornati i delfini nei porti; a Venezia l’acqua della laguna è tornata limpida e si sono rivisti i pesci e i fondali; in Giappone hanno rincominciato ad aggirarsi i cervi nelle città, mentre in California hanno iniziato a passeggiare i tacchini.
Questa primavera in lockdown è stata determinante anche per la salvaguardia degli insetti impollinatori come le api.
Il blocco della maggior parte delle attività ha infatti creato un ambiente più a misura d’ape. E’ stata interrotta l’ossessiva pulizia ai bordi delle strade, consentendo alle piante di crescere e fiorire, offrendo un’ulteriore fonte alimentare per gli impollinatori. Queste aree possono ospitare centinaia di specie di piante selvatiche, che generalmente non fanno in tempo a fiorire e a riprodursi a causa della pulizia delle strade. Oltre alle api e agli impollinatori ne hanno tratto vantaggio anche le farfalle, gli uccellini e tutti gli insetti che dipendono dalle piante selvatiche.
Insomma, semplicemente lasciandole fiorire, tante delle nostre piante hanno potuto nuovamente offrire polline e nettare alle api in un amorevole scambio tra api e fiori. Infatti circa l’80% delle piante si serve dell’aiuto degli impollinatori per trasportare granuli di polline dalla parte maschile (stami), a quella femminile (pistillo) “la storia d’amore più lunga al mondo”.
Non dobbiamo dimenticare che la sopravvivenza delle api è a rischio a causa dell’eccessivo uso di pesticidi e della diffusione di virus e parassiti.
Come disse Albert Einstein:
Se le api dovessero scomparire dalla Terra, all’uomo non resterebbero che quattro anni di sopravvivenza.
Questo perchè gran parte del cibo di cui ci nutriamo non ci sarebbe più e molte specie vegetali scomparirebbero e l’equilibrio degli ecosistemi sarebbe spezzato.
Personalmente spero che le api non si estinguano e che continui l’impollinazione così come è avvenuta in questo lockdown…
Luca Lerario